Durante le festività, molti di noi avranno probabilmente ceduto a qualche piccolo eccesso alimentare! Situazione probabilmente abbastanza gestibile per chi, avendo un peso nella norma, avrà già facilmente perso quanto precedentemente accumulato sotto le feste.
In questo breve articolo, invece, accennerò alle persone che si saranno ritrovate a fare i conti con questi stessi possibili aumenti, partendo però da un peso già superiore alla media.
Accennerò ad alcune caratteristiche psicologiche delle persone sovrappeso, caratteristiche che sarebbero proprie del loro modo di rapportarsi con il cibo. La presa di coscienza di alcuni di questi aspetti psicologici potrebbe rappresentare infatti un piccolo primo passo verso un cambiamento.
Comincerei col dire che l’obesità viene definita come un aumento del peso corporeo pari al 15% rispetto al peso ideale. Secondo un altro parametro, invece, si avrebbe obesità quando la quantità di grasso raggiungerebbe il 30% del peso corporeo.
Ma veniamo al dunque: Schachter avrebbe individuato una serie di caratteristiche che distinguerebbero i soggetti obesi dai non obesi. Innanzitutto le persone con diversi chili di troppo sarebbero più sensibili, rispetto ai normopeso, al sapore dei cibi. Questo significa che, di fronte ad un cibo più gustoso, tenderebbero a mangiarne in quantità maggiori. Parallelamente, mangerebbero quantità minori di cibi meno gustosi. Queste persone tenderebbero poi ad attivarsi in misura minore per procurarsi del cibo, mentre mangerebbero più spesso se il cibo fosse subito disponibile e non richiedesse di essere prima recuperato, sbucciato, ecc. Esse inoltre mangerebbero più velocemente ma farebbero meno pasti al giorno. Tendenzialmente sembrerebbero più reattive sul piano emozionale, ma meno attive su un piano fisico. Infine, di fronte ad indici rimandanti al cibo, le persone sovrappeso mangerebbero con maggiori probabilità e in quantità più consistenti rispetto ai normopeso. Ad esempio, in presenza di indici di cibo, come la possibilità di assaggiare e un involucro trasparente, tenderebbero a sforzarsi quasi il doppio rispetto ai normopeso per ottenere il cibo stesso mentre, in assenza di tali indici, sarebbero i normopeso a darsi maggiormente da fare.
Precisati questi aspetti generali, va però sottolineato che ogni persona è un mondo a sé: oltre a quelli citati, possono quindi essere presenti in ognuno specifici meccanismi psicologici e relazionali collegati al persistere di un comportamento alimentare scorretto. Tali meccanismi non andrebbero trascurati ma andrebbero compresi e gestiti, grazie ad un lavoro psicologico, coadiuvato da un lavoro sinergico sia sul piano alimentare che su quello fisico al fine di ottenere un maggiore benessere psicofisico.
Dott.ssa Sara Reginella
L’articolo è stato scritto dalla dott.ssa Sara Reginella e pubblicato per la prima volta nel web il 17 gennaio 2010.