Depressione: un forte aiuto alla risoluzione dei nostri problemi

Secondo diversi studi, un numero di persone compreso tra il 30 e il 50 per cento avrebbe sofferto in qualche momento della propria vita di un disturbo depressivo. Tali percentuali sono molto alte se le si confrontano con le percentuali di altre patologie che invece affliggerebbero un numero molto più basso di persone: basti pensare alla schizofrenia, di cui soffrirebbe una percentuale della popolazione pari al massimo al due per cento.
Secondo Andrews e Anderson (Psychological Review – Luglio 2009) il motivo di tale alta incidenza del disturbo depressivo maggiore sarebbe da collegare con l’ipotesi che nella maggior parte dei casi, non si dovrebbe pensare alla depressione come ad un disturbo della salute, ma come ad una forma di adattamento, cioè uno stato della mente che procura sofferenza ma che allo stesso tempo porta benefici concreti alla persona che ne soffre. Durante l’episodio depressivo infatti, affermano gli autori, la mente diventa maggiormente analitica, permettendo al soggetto di risolvere meglio problemi complessi che hanno scatenato la depressione stessa.
Ma perché allora si mantiene nel tempo tanta sofferenza? Secondo Coyne (1976) esisterebbe un modello di sistemi interattivi di depressione, collegabile al mantenimento di tale sofferenza. Per l’autore, infatti, il comportamento delle persone depresse respinge gli altri e induce in essi, con molta facilità, stati d’animo negativi, sensi di colpa e inibizione. Ma può anche accadere che le persone depresse suscitino dimostrazioni di solidarietà e inibiscano l’ostilità degli altri manifestando i loro disturbi. Questi ultimi riducono temporaneamente l’oppositività delle persone depresse dando loro apparentemente ciò che esse chiedono, anche se l’ostilità coperta, o a volte anche esplicita, che le persone depresse ricevono, suscita ulteriori manifestazioni del disagio che rafforzano tale modello.
A peggiorare le cose, vi sono anche due miti della vita moderna. Il primo ci spinge a credere che il dolore emotivo causato dagli eventi stressanti della vita sia insopportabile. Il secondo ci porta a pensare che tutte le relazioni e le situazioni della nostra vita debbano necessariamente essere completamente soddisfacenti. Quando ciò non avviene ci si sente tristi.
Ma la tristezza in generale e la depressione in particolare portano con sé aspetti molto funzionali per la nostra esistenza che rischiamo di perdere di vista. La depressione, infatti, sarebbe il modo in cui la natura ci dice che abbiamo problemi di natura sociale che la mente è impegnata a risolvere. In questo contesto, dunque, il lavoro dello psicologo è quello di aiutare il paziente a trovare la soluzione ai problemi che la sua mente sta cercando di risolvere. In questo senso il sintomo della depressione sarebbe paragonabile al sintomo della febbre, intesa come risposta dell’organismo all’infezione in corso, finalizzata a coordinare le risposte immunitarie dell’organismo e in grado di aumentare le probabilità dell’organismo stesso di resistere a una grave infezione in corso.
Sentirsi depressi può dunque essere utile: può aiutare a concentrarsi per trovare soluzioni a problemi difficili. Chi è depresso infatti pensa intensamente ai propri problemi. Pensare spesso ai propri problemi, attività che viene definita “ruminazione”, con una modalità analitica, permette di frammentare i problemi stessi in componenti più piccole, la cui soluzione è spesso più semplice da trovare: il problema complesso si affronta più facilmente se lo si scompone in problemi più piccoli. La depressione permette inoltre di non distrarsi dai propri problemi per trovare più facilmente una soluzione. Altri sintomi della depressione, come l’isolamento sociale, aiuterebbero le persone depresse ad evitare situazioni che richiederebbero una riflessione su altri temi, mentre l’incapacità di ricavare piacere dal sesso e da altre attività, altri sintomi della depressione, impedirebbe alle persone depresse di impegnarsi in attività che le potrebbero distrarre dai propri problemi. Anche la perdita di appetito del depresso può essere vista come un elemento che favorisce il mantenimento dell’attenzione, poiché le attività orali interferiscono con la capacità del cervello di elaborare informazioni.
Quindi, l’attività dello psicologo, concordata col paziente, potrà essere collegata ad un tipo di lavoro basato sulla valorizzazione di un pensiero di tipo analitico e creativo che incoraggi la risoluzione dei problemi. In questo senso, anche la ruminazione, che è un sintomo della depressione, se ben utilizzata, favorirà una risoluzione più rapida dei problemi, proprio perché la depressione non è la causa dei nostri problemi, ma un meccanismo che il sistema evolutivo ha escogitato per risolvere i problemi stessi.
All’interno di questo approccio terapeutico che aiuta l’individuo ad imparare a leggere in maniera funzionale la propria depressione, percorsi di terapia familiare e di coppia possono rappresentare un ulteriore aiuto, poiché rendono possibile un intervento finalizzato ad interrompere le relazioni disturbate che perpetuano lo stato depressivo.

Dott.ssa Sara Reginella

Fonti:
Andrews e Anderson, Psychological Review – Luglio 2009
Coyne J.C. “Toward an interactional description of depression”, Psychiatry 1976, 39, 28-40

L’articolo è stato scritto dalla dott.ssa Sara Reginella e pubblicato per la prima volta nel web a novembre 2010.

Depressione: un forte aiuto alla risoluzione dei nostri problemi

Un commento su “Depressione: un forte aiuto alla risoluzione dei nostri problemi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
× Whatsapp