La rabbia è spesso causa di problemi per numerose persone.
Quando siamo arrabbiati il corpo si immobilizza per la difesa o per l’attacco. Si verificano reazioni fisiche (accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione sanguigna, tensione muscolare) e si comincia a pensare che gli altri ci trattano ingiustamente o che sono fonte di minaccia. Lo stato d’animo può passare da una blanda irritazione ad una forte furia.
A questo punto, cedere alla rabbia e prendersela con chi ci sta di fronte spesso finisce per peggiorare la situazione. Ciò non significa che occorra rimanere passivi, ma che sia necessario ricercare la risposta più idonea possibile per gestire la situazione.
Alcune persone sembrano apparentemente non reagire minimamente alla rabbia. In realtà, il fatto che l’emozione non venga espressa e che l’individuo non ne sia consapevole non è indice del fatto che essa non sia presente, ma è indice di un mancato contatto con la propria sfera emozionale. In particolare, le emozioni come la rabbia che non vengono espresse rischiano di essere convogliate sul corpo, procurando un’attivazione fisiologica non consapevole che si ha in luogo dell’espressione emotiva, con conseguente somatizzazione e disagio fisico nell’individuo.
La rabbia va quindi ascoltata affinché possa essere compresa e poi affermata in maniera assertiva, comunicando con l’interlocutore senza aggredirlo.
Il fatto di tenere in mente alcuni dei seguenti punti può essere utile per evitare di agire in maniera aggressiva la propria rabbia:
-può essere utile innanzitutto chiedersi quali sarebbero i pro e i contro qualora si scegliesse di reagire con rabbia
-andrebbero compresi i nostri pensieri dominanti nel momento della rabbia e successivamente ci si potrebbe domandare se esistono pensieri alternativi a quelli dominanti. Ciò è spesso sufficiente a far diminuire il livello di rabbia. In questo modo, infatti, si scopre sovente che la rabbia è causata non tanto dall’azione dell’altro, quanto dai nostri pensieri erronei, cioè dall’interpretazione errata che a volte diamo dell’azione dell’altro
-può essere utile anche il prevedere mentalmente situazioni che rischiano di procurare rabbia, e prepararsi ad esse, immaginandosi ciò che si vorrebbe dire per gestirle adeguatamente
-quando la rabbia sta andando fuori controllo (lo si capisce perché ad esempio si comincia ad urlare, insultare, sopraggiungono tremore e tensioni muscolari), può rivelarsi utile allontanarsi dalla situazione in cui ci si trova, in modo da poterla osservare da un altro punto di vista, comprenderla meglio e poterla poi risolvere in maniera costruttiva in un secondo momento
Tutto ciò può essere migliorato se accompagnato da un percorso psicologico in cui si indagano la natura e le cause più profonde all’origine della propria tendenza a reagire con rabbia, si apprendono metodi più raffinati per gestirla, e si fa luce su tutte quelle situazioni relazionali che mantengono viva nel tempo tale modalità spesso disfunzionale per il proprio benessere.
Dott.ssa Sara Reginella, Psicologa e Psicoterapeuta ad Ancona
L’articolo della dott.ssa Sara Reginella è stato pubblicato nel web per la prima volta a giugno 2012.